Una delle sfide più grandi che deve affrontare chi si prende cura di un malato di Alzheimer è sicuramente la comunicazione.
Com’è possibile comunicare con qualcuno quando, come accade a volte nelle persone con demenza, il nostro interlocutore ha un suo mondo interiore a noi ignoto e incomprensibile?
Quando ci troviamo di fronte ad una persona con demenza smemorata e disorientata spesso ci illudiamo di capirla, diamo per scontato di conoscere il suo modo di pensare e di sentire, come se fosse uguale al nostro. La realtà è un’altra: ciascuno vive e vede il mondo da un suo punto di vista. Per conoscerlo ed evitare fraintendimenti a volte è sufficiente…ascoltarlo!
Nell’Approccio Capacitante l’attività di assistenza del caregiver ha come obiettivo primario quello di favorire una convivenza sufficientemente felice tra l’anziano e il caregiver. Il malato non è più considerato solo un oggetto di cura, la relazione con il caregiver non è più concepita in modo asimmetrico come una relazione monodirezionale tra chi cura e chi è curato.
I ruoli dei due protagonisti della relazione non sono più cristallizzati in due modalità distinte. La persona con demenza viene riconosciuta pienamente nella sua dignità, facendo nascere una relazione fluida, mutevole, pronta ad adattarsi ai cambiamenti che si verificano momento per momento.
Partendo dal presupposto che è impossibile non comunicare, il caregiver deve sempre ricordarsi che la comunicazione si verifica sempre, anche quando è difficile e sembra impossibile, per il solo fatto di trovarsi insieme nello stesso luogo e nello stesso momento.
Di fronte ad un problema di comunicazione con una persona con demenza invece che focalizzare l’attenzione sui suoi deficit, è più utile concentrarsi sulla mia mancanza di comprensione. Il malato parla come può, comunica così come riesce: sono io che devo cercare di capirlo. Sicuramente i deficit cognitivi e funzionali che la demenza porta con sé rappresentano una grande ostacolo che però non deve scoraggiare il caregiver.
Per favorire una comunicazione positiva con la persona con demenza, è utile per esempio:
- Usare un tono di voce basso e pacato
- Parlare in modo chiaro
- Utilizzare frasi brevi
- Aspettare la risposta
- Adattarsi ai ritmi e tempi dell’interlocutore
- Utilizzare la comunicazione non verbale (gesti, sguardi, mimica facciale) per accompagnare le parole
- Non fare domande dirette
- Non correggere se notiamo qualcosa di sbagliato
- Riconoscere le emozioni dell’altro e restituirglielo
- Fare attenzione allo spazio in cui vi trovate
- Portare avanti un solo concetto alla volta
La malattia di Alzheimer è una sfida quotidiana, imprevedibile, estremamente mutevole e difficile da accettare. Chi si prende cura di persone con demenza sa che in alcuni casi (per esempio quando la malattia è nel suo stato più avanzato) è difficile decodificare i messaggi che trasmettono con le loro parole e i loro gesti.
A volte quasi impossibile. Il deterioramento cognitivo fa vivere la persona in un mondo nebuloso ma nonostante questo, lo sforzo di comunicare rimane sempre. È importante riconoscere l’intenzione a comunicare, restituendo al malato valore e dignità.
Com’è possibile comunicare con qualcuno quando, come accade a volte nelle persone con demenza, il nostro interlocutore ha un suo mondo interiore a noi ignoto e incomprensibile?
Quando ci troviamo di fronte ad una persona con demenza smemorata e disorientata spesso ci illudiamo di capirla, diamo per scontato di conoscere il suo modo di pensare e di sentire, come se fosse uguale al nostro. La realtà è un’altra: ciascuno vive e vede il mondo da un suo punto di vista. Per conoscerlo ed evitare fraintendimenti a volte è sufficiente…ascoltarlo!
Nell’Approccio Capacitante l’attività di assistenza del caregiver ha come obiettivo primario quello di favorire una convivenza sufficientemente felice tra l’anziano e il caregiver. Il malato non è più considerato solo un oggetto di cura, la relazione con il caregiver non è più concepita in modo asimmetrico come una relazione monodirezionale tra chi cura e chi è curato.
I ruoli dei due protagonisti della relazione non sono più cristallizzati in due modalità distinte. La persona con demenza viene riconosciuta pienamente nella sua dignità, facendo nascere una relazione fluida, mutevole, pronta ad adattarsi ai cambiamenti che si verificano momento per momento.
Partendo dal presupposto che è impossibile non comunicare, il caregiver deve sempre ricordarsi che la comunicazione si verifica sempre, anche quando è difficile e sembra impossibile, per il solo fatto di trovarsi insieme nello stesso luogo e nello stesso momento.
Di fronte ad un problema di comunicazione con una persona con demenza invece che focalizzare l’attenzione sui suoi deficit, è più utile concentrarsi sulla mia mancanza di comprensione. Il malato parla come può, comunica così come riesce: sono io che devo cercare di capirlo. Sicuramente i deficit cognitivi e funzionali che la demenza porta con sé rappresentano una grande ostacolo che però non deve scoraggiare il caregiver.
Per favorire una comunicazione positiva con la persona con demenza, è utile per esempio:
- Usare un tono di voce basso e pacato
- Parlare in modo chiaro
- Utilizzare frasi brevi
- Aspettare la risposta
- Adattarsi ai ritmi e tempi dell’interlocutore
- Utilizzare la comunicazione non verbale (gesti, sguardi, mimica facciale) per accompagnare le parole
- Non fare domande dirette
- Non correggere se notiamo qualcosa di sbagliato
- Riconoscere le emozioni dell’altro e restituirglielo
- Fare attenzione allo spazio in cui vi trovate
- Portare avanti un solo concetto alla volta
La malattia di Alzheimer è una sfida quotidiana, imprevedibile, estremamente mutevole e difficile da accettare. Chi si prende cura di persone con demenza sa che in alcuni casi (per esempio quando la malattia è nel suo stato più avanzato) è difficile decodificare i messaggi che trasmettono con le loro parole e i loro gesti.
A volte quasi impossibile. Il deterioramento cognitivo fa vivere la persona in un mondo nebuloso ma nonostante questo, lo sforzo di comunicare rimane sempre. È importante riconoscere l’intenzione a comunicare, restituendo al malato valore e dignità.
BIBLIOGRAFIA
- Vigorelli P., “ALZHEIMER, Come favorire la comunicazione nella vita quotidiana”, Franco Angeli, 2015.