La rete internet costituisce oramai uno strumento irrinunciabile, componente fondamentale della nostra vita quotidiana. L’utilizzo delle nuove apparecchiature tecnologiche interagisce con il nostro apparato psichico e, per la prima volta nella storia dell’umanità, l’uomo ha ideato un dispositivo che lo costringe ad adeguarsi al modo di pensare proprio della macchina.
L’approccio al web può essere diverso da persona a persona e a seconda dell’età, ma rimane una modalità di interazione che va di pari passo con la possibilità di arricchire noi stessi. L’essere sui social oggi rappresenta il nuovo modo di confrontarsi con la realtà, sempre più virtuale e meno fisica.
M. Prensky, nel 2001 ha coniato i termini di “nativi e immigrati digitali”: i primi sono tutte quelle persone nate a partire dagli anni 2000 che hanno acquisito un bagaglio procedurale di azioni e funzionamenti strettamente connesso all’uso di dispositivi tecnologici; i secondi invece sono coloro nati prima dell’arrivo delle tecnologie multimediali e hanno dovuto imparare a eseguire le attività giornaliere in maniera digitale.
Per i nativi digitali la tecnologia è parte integrante della propria vita e del proprio mondo, dove le coordinate spazio-temporali sono radicalmente diverse rispetto al mondo reale. Vivono infatti due registri: virtuale-reale, costantemente collegati.
A differenza del reale, il virtuale rappresenta uno spazio de-localizzato dove il tempo è ridotto all’istante e dove è possibile fare contemporaneamente più cose.
Ma perché il mondo del web e dei social network piace così tanto?
- Per la sua interattività, grazie alla quale possiamo essere sempre connessi;
- Per l’assenza di confini spazio-temporali e il senso di onnipotenza che da questo scaturisce con possibilità infinite di esplorazione;
- Per la forte componente affettiva, dove l’assenza di contatto riduce le sensazioni di timidezza, aumentando la confidenza;
- Per il forte senso di partecipazione e di identità collettiva, in cui come fruitore mi sento inserito e godo di questa condivisione e libertà di espressione.
L’arrivo della pandemia da covid-19 ha giocato un ruolo molto importante nella diffusione dell’utilizzo dello smartphone e dei social media.
Una ricerca su un campione di 2mila ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 18 anni condotta dall’Osservatorio scientifico della no-profit Movimento Etico Digitale ci dice che il 79% dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni trascorre più di 4 ore al giorno sui social, ossia 28 ore a settimana, 120 ore al mese, due interi mesi in un anno. Il 52% di questi ragazzi dice di aver tentato invano di ridurre il tempo on line e di essere abbastanza consapevole (il 33%) di fare un utilizzo eccessivo dello smartphone. Lo sbloccano in media 120 volte al giorno e lo usano, oltre che per essere connessi ai loro coetanei tramite i social, anche per vedere film o ascoltare musica fino a tarda notte.
Spesso nel mio lavoro mi trovo a dover rispondere a domande del tipo: “Dottore, mio figlio sta sempre al telefono, non riusciamo a levarglielo dalle mani, è uno strazio!”, oppure “è sempre attaccato al telefonino, non esce neanche più con gli amici e vede solo qualche volta la fidanzata, che tra un po’ si stuferà” mi racconta un’altra mamma.
Che cosa possono fare le figure adulte di riferimento rispetto a questo fenomeno che ormai è completamente radicato all’interno delle vite di tutti noi?
1. ATTENZIONE AL TEMPO DI UTILIZZO.
Esistono numerose funzionalità e applicazioni (ad esempio moment e quality time) che permettono di tenere traccia delle ore passate davanti allo schermo. Inoltre è possibile impostare notifiche o blocchi quando si eccede un determinato numero di ore (utile specialmente nel caso di dispositivi utilizzati dai più giovani).
2. STABILIRE DELLE “NO-SMARTPHONE-ZONES”.
Creare delle vere e proprie zone della casa dove il telefono “non può entrare”, può dare un aiuto significativo nel limitarne l’uso. Vietato tenere il telefono sul tavolo durante i pasti.
3. DISABILITARE LE NOTIFICHE.
Aiuta a staccarsi dal telefono, evitando continuamente che i suoni o le vibrazioni ci distraggano.
4. PARLARE DELLA VITA ONLINE E OFFLINE.
È importante mantenere un dialogo aperto con i ragazzi, parlando di ciò che fanno sul web e nella loro vita quotidiana.
5. STABILIRE REGOLE CHIARE E CONDIVISE.
Chiarezza e una certa autorevolezza facilitano un processo di condivisione che in casa aiuta e pone i figli in una pozione meno scomoda o evitante.
6. METTERSI IN GIOCO.
Imparare per insegnare è uno dei miei motti quando parlo del web con i genitori. La curiosità e l’interesse verso un mondo sconosciuto ci avvicina ai nostri ragazzi.
L’approccio al web può essere diverso da persona a persona e a seconda dell’età, ma rimane una modalità di interazione che va di pari passo con la possibilità di arricchire noi stessi. L’essere sui social oggi rappresenta il nuovo modo di confrontarsi con la realtà, sempre più virtuale e meno fisica.
M. Prensky, nel 2001 ha coniato i termini di “nativi e immigrati digitali”: i primi sono tutte quelle persone nate a partire dagli anni 2000 che hanno acquisito un bagaglio procedurale di azioni e funzionamenti strettamente connesso all’uso di dispositivi tecnologici; i secondi invece sono coloro nati prima dell’arrivo delle tecnologie multimediali e hanno dovuto imparare a eseguire le attività giornaliere in maniera digitale.
Per i nativi digitali la tecnologia è parte integrante della propria vita e del proprio mondo, dove le coordinate spazio-temporali sono radicalmente diverse rispetto al mondo reale. Vivono infatti due registri: virtuale-reale, costantemente collegati.
A differenza del reale, il virtuale rappresenta uno spazio de-localizzato dove il tempo è ridotto all’istante e dove è possibile fare contemporaneamente più cose.
Ma perché il mondo del web e dei social network piace così tanto?
- Per la sua interattività, grazie alla quale possiamo essere sempre connessi;
- Per l’assenza di confini spazio-temporali e il senso di onnipotenza che da questo scaturisce con possibilità infinite di esplorazione;
- Per la forte componente affettiva, dove l’assenza di contatto riduce le sensazioni di timidezza, aumentando la confidenza;
- Per il forte senso di partecipazione e di identità collettiva, in cui come fruitore mi sento inserito e godo di questa condivisione e libertà di espressione.
L’arrivo della pandemia da covid-19 ha giocato un ruolo molto importante nella diffusione dell’utilizzo dello smartphone e dei social media.
Una ricerca su un campione di 2mila ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 18 anni condotta dall’Osservatorio scientifico della no-profit Movimento Etico Digitale ci dice che il 79% dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni trascorre più di 4 ore al giorno sui social, ossia 28 ore a settimana, 120 ore al mese, due interi mesi in un anno. Il 52% di questi ragazzi dice di aver tentato invano di ridurre il tempo on line e di essere abbastanza consapevole (il 33%) di fare un utilizzo eccessivo dello smartphone. Lo sbloccano in media 120 volte al giorno e lo usano, oltre che per essere connessi ai loro coetanei tramite i social, anche per vedere film o ascoltare musica fino a tarda notte.
Spesso nel mio lavoro mi trovo a dover rispondere a domande del tipo: “Dottore, mio figlio sta sempre al telefono, non riusciamo a levarglielo dalle mani, è uno strazio!”, oppure “è sempre attaccato al telefonino, non esce neanche più con gli amici e vede solo qualche volta la fidanzata, che tra un po’ si stuferà” mi racconta un’altra mamma.
Che cosa possono fare le figure adulte di riferimento rispetto a questo fenomeno che ormai è completamente radicato all’interno delle vite di tutti noi?
1. ATTENZIONE AL TEMPO DI UTILIZZO.
Esistono numerose funzionalità e applicazioni (ad esempio moment e quality time) che permettono di tenere traccia delle ore passate davanti allo schermo. Inoltre è possibile impostare notifiche o blocchi quando si eccede un determinato numero di ore (utile specialmente nel caso di dispositivi utilizzati dai più giovani).
2. STABILIRE DELLE “NO-SMARTPHONE-ZONES”.
Creare delle vere e proprie zone della casa dove il telefono “non può entrare”, può dare un aiuto significativo nel limitarne l’uso. Vietato tenere il telefono sul tavolo durante i pasti.
3. DISABILITARE LE NOTIFICHE.
Aiuta a staccarsi dal telefono, evitando continuamente che i suoni o le vibrazioni ci distraggano.
4. PARLARE DELLA VITA ONLINE E OFFLINE.
È importante mantenere un dialogo aperto con i ragazzi, parlando di ciò che fanno sul web e nella loro vita quotidiana.
5. STABILIRE REGOLE CHIARE E CONDIVISE.
Chiarezza e una certa autorevolezza facilitano un processo di condivisione che in casa aiuta e pone i figli in una pozione meno scomoda o evitante.
6. METTERSI IN GIOCO.
Imparare per insegnare è uno dei miei motti quando parlo del web con i genitori. La curiosità e l’interesse verso un mondo sconosciuto ci avvicina ai nostri ragazzi.
BIBLIOGRAFIA
- Lavenia G., “LE DIPENDENZE TECONOLGICHE, valutazione, diagnosi e cura”, Giunti, 2018.